Miane

Nel Santuario del Carmine c’è una Madonna col Bambino. E’ una statua vestita, una tipologia devozionale molto antica, dove la cura dei dettagli dell’abbigliamento rendeva le immagini sacre molto concrete. E’ collocata entro un altare in marmo di Carrara opera dell’importante bottega di Giovanni Possamai di Solighetto. E’ chiamata la “Madonna dei pastori” ricordandoci che l’attività principale di queste ripide dorsali prealpine era un tempo l’allevamento degli ovini. La sua origine si colloca nel XVII secolo, probabilmente quale ringraziamento a Maria per aver protetto queste terre dalla peste del 1630, quella che fa da sfondo ai Promessi Sposi. Siamo certi che nel 1683 vi sorgevano una cappella e un romitorio che ospitava un eremita. E’ questo un aspetto antico della religiosità che fino alla fine del Settecento era assai diffuso anche in queste montagne, sia sul versante trevigiano che in quello bellunese.

 

Un ex voto ci mostra una piccola chiesa affiancata da un edificio: così era questo luogo nel 1849. Un documento antico definisce questo territorio “avaro” precisando così la povertà dei suoi abitanti. Eppure lungo i secoli, e in particolare tra il 1820 e il 1913, costante fu lo sforzo economico e fisico per rendere il santuario della Madonna del Carmine sempre più grande e bello. Lungo la Via Crucis ci sembra di vedere persone in fila indiana dal passo lento e cadenzato che dopo la messa della domenica, portavano sulle spalle ciò che serviva per realizzare i lavori al Santuario. Scomparse le originarie forme campestri, oggi si presenta con tratti neoclassici. C’è un bel campanile, un ampio spazio antistante da cui ammirare il panorama. Lo sguardo discende la stretta valle di Visnà, raggiunge Miane, riconosce i borghi sulle vallette delle dorsali hogback e dilaga sulla pianura veneta.

 

L’uomo ha sempre posto il divino nei cieli e lo ha testimoniato ponendo croci sulle cime dei monti o costruendo santuari al termine di ascese più o meno faticose. Una linea immaginaria raccorda il santuario di Santa Augusta a Vittorio Veneto, quello di San Francesco di Paola a Revine e questo del Carmine a Miane. Ma la collocazione di quest’ultimo è segno di un’antichissima tradizione che ci viene dalla Bibbia. Nel Primo libro dei Re si racconta la storia del profeta Elia. Viveva isolato sul monte Carmelo, un’altura verdeggiante, un giardino paradisiaco tra il deserto della Galilea settentrionale e il Mediterraneo. Oggi questo monte è un quartiere della città industriale di Haifa, in Israele. Qui il profeta ebbe la visione di una donna portata da una nuvola capace di irrorare il deserto. E’ la prefigurazione di Maria. Con l’arrivo dei Crociati vi fu uno sviluppo del culto della Madonna del Monte Carmelo e con la loro cacciata la devozione si diffuse in tutta Europa. Nel XIII secolo si fondarono grandi ordini religiosi, Francescani, Domenicani, Agostiniani e anche i Carmelitani. La loro nascita si fa risalire alla visione di Maria che nel 1226 ebbe san Simone Stock, che fu il primo padre generale dell’Ordine, successivamente diviso tra l’Antica Osservanza e gli Scalzi o Teresiani. Ecco la ragione della collocazione ai piedi di Maria in questa chiesa delle statue di San Simone Stock e di Santa Teresa d’Avila, soggetto presente anche nel dipinto del soffitto, opera del pittore vittoriese Vittorio Casagrande del 1912.

 

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