Santa Lucia di Piave

SANTA LUCIA DI PIAVE

Il diavolo e l’acqua santa

 

Corre l’anno 1927. Riccardo Granzotto di Santa Lucia di Piave sta frequentando l’Accademia di Belle Arti a Venezia. Il suo parroco, monsignor Vittorio Morando – il primo che ha creduto in lui – gli commissiona un’acquasantiera per la chiesa parrocchiale. Il giovane “sente” profondamente “la scultura”. Ha doti particolari, riconosciutegli di recente anche dall’esimio maestro Adolfo Wildt, in visita agli studenti.

 

Prende sul serio l’incarico e realizza un capolavoro. Sorprendente. Sant’Ignazio di Loyola affermava che Satana “si comporta come un frivolo corteggiatore che vuole rimanere nascosto”. Riccardo Granzotto lo smaschera, in tutta la sua bellezza ingannatrice. Lo intrappola sotto il peso di una conchiglia, il contenitore dell’acqua benedetta. Ciò che è sostegno si fa narrazione. E così, Lucifero diviene un novello Atlante. Le interpretazioni artistiche di questo mito, erano certamente note a Riccardo, come anche il cosiddetto “Gobbo di Rialto”, un complesso scultoreo cinquecentesco che si trova in campo San Giacomo a Venezia.

 

L’acquasantiera di Santa Lucia di Piave risente dell’influenza dell’arte di Wildt, si pensi alla maschera del dolore del 1909 ma anche al Prigione del 1915, il ghigno, la barbetta caprina. Pervaso da una ricerca strenua di armonia e di purezza, Riccardo non ne sposa la drammaticità. Dal maestro milanese mutua piuttosto il gusto per l’accostamento di materiali diversi e la levigatezza delle superfici, con effetti di raffinata trasparenza. Completa il manufatto la figura esile ma potente di Maria, sorgente dalla valva di conchiglia. E’ lei la donna biblica, che schiaccerà la testa del serpente. Stavolta il materiale usato è il bronzo.

 

L’acquasantiera viene benedetta l’8 dicembre 1928. Riccardo sta ancora studiando. Ma qualcosa di grande sta accadendo nel profondo del suo essere. La sete di Dio si fa via via incontenibile. E intanto, altre espressioni della sua arte giungono in questa chiesa. Nel 1931, il protiro, con i maestosi leoni stilofori e l’immagine apicale del Sacro Cuore di Gesù. Poi, i battenti del portale d’ingresso. Ed infine, nel 1933, la statua della martire Lucia, salda ed elegante colonna della fede. Ancora un riferimento a Wildt. In quello stesso anno, il 7 dicembre, Riccardo entrerà nell’ordine dei frati minori con il nome di fra’ Claudio. Dal 1994 è beato!

 

Nella chiesa in cui ha ricevuto i sacramenti, dove ha vegliato in preghiera notti intere, instancabilmente, e le sue opere parlano di bellezza e di fede, dall’8 ottobre 2022, fra Claudio ha un altare a lui dedicato. E’ curioso: una scultura per raccontare un beato e scultore. Sul paliotto, le parole che spesso pronunciava si fanno trama, ma la presenza al centro del saio e del cilicio è così dirompente da sconquassare il tessuto. Sulla mensa, due brani della sua vita e del suo carisma: vocazione e carità. E all’apice, lui, apparizione fluttuante, in bilico tra corporeità e puro spirito, rivolto verso la porta d’entrata della chiesa in un gesto di accoglienza. Il vestito, lavorato come una forma continua e cava, si apre fino al costato; i piedi spariscono nel vuoto. Le grandi mani da lavoratore si annullano dentro maniche che contravvengono la forza di gravità. La saldezza e il nitore del marmo d’ora in poi ne custodiranno la memoria per i tanti che qui ogni giorno vorranno incontrarlo.

 

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