Stepan Zavrel, pittore boemo, di Sarmede, del Mondo
A volte le nostre vite prendono strade inaspettate grazie ad incontri casuali… Raramente questo avviene per i paesi. Ma a Sarmede è successo.
E’ una storia vera che si nutre di fantasia, parte da lontano e attraversa l’Europa del Novecento. Siamo ai piedi del Pizzoc, la montagna che protegge l’Altipiano del Cansiglio. Tremila abitanti, una piazza, la parrocchiale, il Monumento ai Caduti, il municipio, i bar, qualche negozietto…Un borgo come tanti altri. Ma appena si entra nel territorio comunale, un dipinto ci dice che siamo nel “Paese della fiaba” dove gli animali del bosco si sono radunati intorno ad un libro liberando le farfalle della fantasia. Tutto parte da Praga negli anni Cinquanta. C’è un ventenne di una modesta famiglia cattolica: si chiama Stepan Zavrel, è già un artista, ma nella Cecoslovacchia di quel tempo non è facile esprimersi.
Nel luglio del 1959 organizza una finta vacanza in Albania e da lì approda nel campo profughi di Trieste. Poco dopo è all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si diplomerà in pittura. Nel 1962 studia scenografia a Monaco di Baviera, nel 1965 è a Londra in uno studio di animazione, poi a Verona dove apre una galleria d’Arte. Nel 1966 pubblica “Il pesce magico”, il suo primo libro per l’infanzia. E’ la storia di un vivace pesciolino che vive in un quadro, ma che vuole conoscere il mondo.
Un libro nuovo: le immagini non accompagnano il testo, ne sono parte.
Per Zavrel l’illustrazione è infatti un’arte autonoma, la fantasia che la sostiene deve avere forme e tecniche adatte per mettersi in relazione con i giovanissimi lettori.
Fonderà a Zurigo la Bohem Press, casa editrice specializzata nei libri illustrati. Nel 1968 approda a Rugolo, un frazione di Sarmede. Ha acquistato una casa diroccata e pian piano la sistema con l’aiuto dei tanti amici che lo vengono a trovare. Seduti in penombra, tra i cuscini colorati delle panche di quella casa, ti sentivi accolto, un bicchiere di vino per te c’era sempre. Qui si sono incontrati artisti dell’Est e dell’Ovest, allievi dei corsi d’illustrazione, poeti di tutte le lingue. Il 1983 è l’anno della prima “Mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia”, nel 1988 parte il primo corso. Stepan Zavrel muore nel 1999, riposa nel recinto dell’antica chiesa di Rugolo. Ma la sua eredità intellettuale, la sua creatività si respira ancora intatta per le strade di Sarmede.
La cittadina è oggi conosciuta proprio per le attività che lui ha inventato o immaginato, che ne hanno generate molte altre, come le Fiere del Teatro o il Museo in cui ammirare le tavole originali dei suoi libri. Zavrel in ceco significa “chiuso”, ma a Sarmede Zavrel vuol dire apertura sul mondo. E poi ci sono circa cinquanta murales che possiamo cercare sugli edifici di Sarmede. Opere di Zavrel eseguite dagli anni Ottanta che ad esempio raffigurano Sarmede in festa o Venezia trasfigurata dalla fantasia, secondo un racconto che immaginava la città vivere sott’acqua. Nei sottarchi del Municipio ci sono le antiche storie dei santi di queste terre. E l’interno è trasformato dal colore: gli uffici comunali si animano di folletti, alberi e cieli blu. Poi ci sono immagini di musica, danza e case a testa in giù. E’ questa la risposta concreta e generante di una comunità che ha capito e fatto proprio il pensiero visionario di Stepan Zavrel, un cittadino del mondo.
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