Vittorio Veneto

Tiziano a Serravalle, la chiesa si racconta

 

Il legame tra Tiziano e Serravalle è ben documentato. Di qui si passa per andare a Pieve di Cadore e all’epoca i viaggi non sono mai un veloce transitare: l’artista stringe relazioni con i nobili serravallesi e con i vescovi di Ceneda. Nel 1555 la figlia Lavinia sposerà Cornelio Sarcinelli stabilendosi a Serravalle, sulla Calgranda. Il 29 maggio 1542 il Consiglio Maggiore di Serravalle riunito nel Palazzo Pubblico delibera di far eseguire una pala per l’altare maggiore della chiesa cittadina che dovrà avere tre figure grande, la Nostra Dona, Sancto Andrea e Sancto Vincenzo”.

 

La Madonna cui la chiesa è dedicata, il titolare della Pieve e il santo che ricorderà il podestà in carica, Vincenzo Ghisi. E’ un intreccio tra comunità civile e religiosa allora del tutto consueto.Sei giorni dopo l’incarico viene dato a Francesco da Milano, l’artista che, ad esempio, 15 anni prima aveva qui realizzato le portelle dell’organo. Passano 22 giorni e l’incarico passa a Tiziano Vecellio, il pittore di Stato della Serenissima. L’artista viene a Serravalle, si definiscono misure e colori, si stila un contratto tra la comunità civile di Serravalle e il pittore. Ma poi Tiziano va alla corte di Carlo V, dipinge per il papa, e tarda nella consegna. Gli verrà chiesto di sostituire san Vincenzo con san Pietro dato che nel frattempo il podestà è cambiato.

 

Comincia così una lunga disputa, una storia lunga e intricata, ci parla di accordi economici, ci svela la cultura del tempo. La pala verrà consegnata più di 10 anni dopo e costerà una follia. Della chiesa che accolse questa pala ci resta solo il campanile: subì i danni dell’alluvione che colpì Serravalle nel 1521. Nel 1779 viene consacrato il nuovo edificio neoclassico opera di Domenico Schiavi, è lo stesso architetto della nuova chiesa di Pieve di Cadore, un filo si riannoda. E’ proprio San Pietro, simbolo della Chiesa di Roma, la chiave per comprendere i significati dell’opera. Il suo volto, canuto e bellissimo ci porta verso Maria. A Lei mostra con forza le chiavi. Solo Lei, dal Cielo, può aiutare la Chiesa in Terra. Siamo negli anni del Concilio di Trento, la grande assemblea della Cristianità che risponderà, duramente, alle istanze del mondo protestante. Il fratello Andrea, simbolo della chiesa locale, tiene saldamente la grande croce che è anche una precisazione cronologica. Proprio il Concilio di Trento avrebbe sostituito questo attributo, che evocava direttamente a Cristo, con una croce decussata. Tra i due santi c’è l’immagine della Pesca Miracolosa. Un omaggio a Raffaello che aveva realizzato questa scena per gli arazzi della Cappella Sistina. Con una variazione: Pietro è in seconda posizione, forse è un modo per mettere in dubbio le gerarchie nella Chiesa. I due apostoli occupano il primo piano, sono monumentali, michelangioleschi. Creano uno spazio piramidale che Andrea ci invita ad occupare: il fedele deve partecipare, ecco l’idea che Tiziano ha già espresso nell’arte sacra. Il triangolo collega la terra al Cielo ed entra nel cerchio di luce che racchiude il divino. Dalla profondità emergono figure angeliche. Sono tocchi di luce, nubi dorate, teste paffute dei cherubini. E poi c’è il colore che non riempie forme graficamente definite.

 

Ecco l’arte di Tiziano Vecellio. In basso c’è una pietra che richiama il nome di Pietro, è un frammento modanato che pare emergere dall’età romana in cui vissero Cristo e gli apostoli. Ecco la firma dell’artista. 

 

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Il Mondo di Tiziano:

  • La sua casa, Villa Fabris sul Col di Manza
  • A Ceneda, l’arco del cardinale che gli fu amico
  • Revine e i suoi laghi, presenti nell’Amor Sacro e Amor Profano?
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