Codognè

CODOGNE’

Il ritorno a Roverbasso di una pala antica

 

Entro un arioso spazio verde, lambito dal fiume Resteggia, ecco la parrocchiale di Santa Maria Assunta. Vi si accede attraverso il campanile. E’ un luogo del cuore di padre Cosma Spessotto, ora beato. Lui, francescano, missionario in El Salvador dal 1950, ci tornava volentieri qui tra la sua gente. La famiglia, gli amici. Nei suoi quattro rientri a Roverbasso, tra il 1958 e il 1978, ha potuto trascorrere dei tempi di riposo in un clima sereno, accogliente, pieno di affetto. E in questa chiesetta amava pregare. Qui amava celebrare la messa. Tanto che, quando è stato il momento di costruire la chiesa presso la comunità salvadoregna di San Juan Nonualco di cui era parroco, egli propose una variante di quella di Roverbasso, con ingresso dal campanile.

 

La chiesa parrocchiale di Roverbasso è raccolta, curata. Oggi, dopo molti anni, ospita nuovamente una pregevole tela, ricollocata sulla parete di fondo del presbiterio, entro una cornice in stucco. Si trovava da tempo presso il Museo d’Arte sacra “Albino Luciani” di Vittorio Veneto.

 

Un ignoto pittore, intorno alla fine del Cinquecento, vi raffigura l’Incoronazione della Vergine. Fonte di ispirazione è un affresco quattrocentesco conservato presso la chiesa di San Giovanni dei Carmelitani a Serravalle e attribuito al cosiddetto Maestro della Cappella Galletti. La pala ci offre un focus sul gesto di incoronazione da parte del Figlio alla Madre, d’ora in poi regina del cielo e della terra. Le due figure sono in primo piano, sembrano quasi uscire dal quadro. Speculari l’una all’altra, sono assise su uno scranno dallo schienale curvilineo che appena si intravede. Poggiano i piedi su un pavimento a tarsie in marmo bianco e rosso. Centrale è il gesto compiuto da Cristo: la collocazione della corona sul capo della Vergine: un oggetto prezioso, dalla foggia ricercata. Proprio come quello che lui stesso indossa. Lui è un re, con tanto di scettro, Lei ora è una regina. Il gesto si sta ancora compiendo. Lei è ancora reclinata dolcemente, in segno di accettazione. Le mani conserte sul petto. Come se si trattasse di una nuova Annunciazione. L’artista veste i personaggi con abbondanti tessuti bordati d’oro. E’ una cerimonia importante che richiede abiti raffinati! Le calzature sono rosso fuoco, liturgiche. La fine, come l’inizio della vita di Maria, è affidata a testi apocrifi. Descrivono il suo addormentarsi, l’assunzione in cielo e infine l’incoronazione da parte del Figlio. Presenti Dio Padre benedicente e la corte celeste.

 

Ma chi potrebbe essere questo artista così raffinato e originale, seppur legato a citazioni più o meno esplicite di opere d’arte sacra di questo territorio? Oltre al citato maestro della cappella Galletti, infatti, sembra di scorgere nella Vergine un tributo alla pala del Previtali in Santa Maria del Meschio. Potrebbe trattarsi del cenedese Silvestro Arnosti, avvezzo a questo tipo di rimandi. Un’attribuzione plausibile ma che è bene proporre comunque, almeno per il momento, in forma dubitativa. Ciò che è indubbio invece è il fascino di questa descrizione ravvicinata: uno zoom dentro il mistero!

 

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L’immagine di Maria nelle pale d’altare:

 

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