Il Cosmo in un chiostro
L’edificio più importante di un monastero cistercense è ovviamente la chiesa, che deve essere sobria nelle decorazioni, mostrando invece la solidità della struttura, deve avere tre navate e un presbiterio quadrangolare. Il secondo spazio fondamentale è il chiostro, il luogo intorno a cui si organizza la vita spirituale e sociale dei monaci. Se leggiamo la pianta del monastero di Fontenay, fondato nel 1118 da San Bernardo di Clairvaux, oppure quella di Chiaravalle Milanese del 1135, che fu matrice di Follina, ritroviamo la medesima impostazione architettonica.
Il chiostro si appoggia al fianco meridionale della chiesa. E’ un quadrilatero e il numero quattro rinvia direttamente al Cosmo e alla vita dell’uomo: 4 sono gli elementi, i punti cardinali, i venti, le stagioni, le settimane del mese… L’area coperta dal porticato corrisponde a quella del giardino centrale. Come la chiesa è orientata secondo l’asse est ovest, in modo tale che la prima luce dell’alba illumini il presbiterio, lo spazio dove si trova l’altare, così i monaci percorrono in preghiera il chiostro partendo proprio dal lato orientale. Scendono dalle loro celle e camminano. E’ una peregrinatio che, a tappe, conduce a Dio. Percorrendo il primo quarto riflettono sul disprezzo di sé nel segmento successivo meditano sul disprezzo del mondo. Terminata questa pars destruens, si passa alla pars construens, dopo essermi umiliato devo agire e fare del bene. Pregano quindi chiedendo a Dio di aiutarli ad amare il prossimo e non a caso alla fine di questo tratto vi è la porticina che immette all’esterno, dove si entra in contatto con il prossimo per portare aiuto. L’ultimo tratto è dedicato alla meditazione che deve manifestare l’amore per Dio: al suo termine vi è l’accesso in chiesa, dove questo amore trova il completamento sull’altare.
Anche il giardino è costruito simbolicamente. E’ diviso in quattro parti da una fontana posta al centro, da cui scaturisce l’acqua simbolo di vita e di Salvezza. Due riquadri accoglievano piante citate nel Vecchio Testamento e gli altri due quelle del Nuovo Testamento. Un fico e un cipresso, per evocare il giardino dell’Eden e il Cantico dei Cantici. Un ulivo ci ricorda la preghiera di Gesù nell’Orto e la palma, che rinasce dopo gli incendi e di cui si utilizza ogni parte, simboleggia la Resurrezione. Quattro piante che ci attestano quanto la cultura che è alla base del cristianesimo sia mediorentale: il fico e il dattero sono poi frutti nutrienti diffusi in quelle terre, si portano nelle bisacce quando si attraversa il deserto. Le colonne sono una diversa dall’altra simboleggiano l’uomo: nessuno è uguale all’altro, nessuno è perfetto, ma l’insieme realizza la bellezza dell’umanità.
Follina venne fondata intorno al 1145 e un’iscrizione ci attesta che questo chiostro venne eretto nel 1268, all’epoca dell’abate Tarino. Sono passati più di 750 anni e questo luogo offre una goccia di spiritualità antica. Un frammento di bellezza che ci arriva dal medioevo, ma che è anche memoria della nostra storia più antica: perché un chiostro nasce dal peristilio, lo spazio vuoto intorno a cui si organizzava la pianta delle Domus di Roma antica, l’epoca in cui vissero Cristo e gli apostoli.
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